Virtual City, chi ha notato cosa c'è nel simbolo?

TERAMO – Chi ha deciso di mettere il simbolo della massoneria all’interno dell’immagine dell’Avatar scelto come icona dell’iniziativa dal titolo “Teramo virtual city?”. A lanciare l’interrogativo, nel corso di una conferenza stampa, il presidente dell’associazione Teramo vivi città, Marcello Olivieri, e il professor Elso Simone Serpentini. “L’immagine dell’Avatar – spiega Olivieri – è stata realizzata dalla ditta Virtual Team, che l’ha ceduta anche per altre occasioni, in altre città, ma in tutti gli altri casi non c’è mai il simbolo della massoneria, come invece è accaduto a Teramo”. Olivieri cita anche la società Arcus, autrice del progetto, e afferma che “si tratta di una partecipata della Regione Abruzzo che è sotto esame da parte della magistratura per dei finanziamenti poco chiari dati a delle Chiese”. Secondo Serpentini e Olivieri dietro il simbolo massonico della squadra e del compasso ci sarebbe un messaggio molto chiaro rivolto “non ai comuni cittadini”, ma a “chi comanda”: “abbiamo le mani sulla città”, visto che sullo sfondo c’è appunto l’immagine di Teramo. I richiami iconici sarebbero anche altri: Olivieri fa notare anche la presenza, all’interno della pubblicità di “Teramo virtual city”, di una colonna che riprende il logo della Hiram, la rivista che fa capo alla Loggia del Grande oriente. “Chiedo al sindaco – conclude Olivieri – chi sia stato a commissionare quell’immagine, chi ha deciso di inserire il simbolo massonico e, se è stato un errore, chiediamo di rimuoverlo, altrimenti invierò il materiale alla Prefettura”. Serpentini infine ha citato un elenco di iscritti alla massoneria: in Abruzzo, secondo questa lista che dovrebbe risalire al 2001, ci sarebbero 109 iscritti in provincia di Chieti, 104 in quella de L’Aquila, 189 in quella di Pescara, 39 in quella di Teramo, dove figurano personaggi che appartengono a diverse professioni e ceti sociali, come avvocati, medici, un giornalista (ora deceduto), bancari, ma anche artigiani e impiegati. “Non è detto però – precisa Serpentini – che tutti i teramani debbano per forza essere iscritti alla loggia locale”.